Il miracolo si compie. Per la legge del contrappasso, proprio di questri tempi, nell’era globalizzata, laddove i confini non esistono e le frontiere si allargano. Dialetto ovunque e comunque. A scuola, e ora perfino in televisione. Lo annuncia il ministro alle Politiche agricole, alimentari e forestali del Carroccio, Luca Zaia. E si struscia con reality e talent show. “Sarebbe bello se i conduttori di questi programmi come Simona Ventura, Alessia Marcuzzi, Maria De Filippi e Francesco Facchinetti nelle loro trasmissioni usassero il dialetto”.
In altri termini, fussiru spacchiusi, come dicono in Sicilia. E al di là dello Stretto nessuno poi ti capirebbe, a meno che non si metta un sottotitolo che ti spieghi in italiano il senso di un’espressione per certi versi intraducibile. Ma non importa. Meglio non essere capiti, che comunicare a tutti “turpiloqui” come quelli che si ascoltano in questi programmi e che però sembrano interessare milioni di spettatori.
L’appello è stato lanciato dal ministro nel corso del programma tv di Klaus Davi, Klauscondicio, in onda su YouTube. ''Non vedo negativamente l'uso del dialetto nei reality visto che in questi format ognuno parla come vuole.
Di dialetti, in realtà - aggiunge Zaia nell’intervista - ne abbiamo già sentiti tanti nei reality, ma vengono presentati come slang e non essendo del Nord nessuno si scandalizza. I reality e i talent show sono un canale formidabile per trasmettere la cultura e gli idiomi dialettali ai giovani visto che il pubblico che li segue è, per lo più, under 35. Dando spazio al dialetto, questi programmi, potrebbero andare incontro alla loro funzione educativa.''. Per carità, in ogni dialetto è racchiusa la storia di un popolo. Su questo non ci piove. Ma signor ministro, siamo proprio sicuri ca appoi ni capemu?
In altri termini, fussiru spacchiusi, come dicono in Sicilia. E al di là dello Stretto nessuno poi ti capirebbe, a meno che non si metta un sottotitolo che ti spieghi in italiano il senso di un’espressione per certi versi intraducibile. Ma non importa. Meglio non essere capiti, che comunicare a tutti “turpiloqui” come quelli che si ascoltano in questi programmi e che però sembrano interessare milioni di spettatori.
L’appello è stato lanciato dal ministro nel corso del programma tv di Klaus Davi, Klauscondicio, in onda su YouTube. ''Non vedo negativamente l'uso del dialetto nei reality visto che in questi format ognuno parla come vuole.
Di dialetti, in realtà - aggiunge Zaia nell’intervista - ne abbiamo già sentiti tanti nei reality, ma vengono presentati come slang e non essendo del Nord nessuno si scandalizza. I reality e i talent show sono un canale formidabile per trasmettere la cultura e gli idiomi dialettali ai giovani visto che il pubblico che li segue è, per lo più, under 35. Dando spazio al dialetto, questi programmi, potrebbero andare incontro alla loro funzione educativa.''. Per carità, in ogni dialetto è racchiusa la storia di un popolo. Su questo non ci piove. Ma signor ministro, siamo proprio sicuri ca appoi ni capemu?
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
1 commento:
Mia madre che pur parla regolarmente in dialetto e non è andata oltre la terza media, mi ha sempre insegnato sin da bambino di parlare in italiano (e proibito di parlare in dialetto) affermando che solo con l'uso del corretto italiano ci si può esprimere al meglio.
Nei temi di italiano, infatti, andavo benissimo e, oggi, beh....la scrittura è la mia più grande passione.
Coloro i quali sostengono il dialetto, per quanto laureati, diplomati o masterizzati, non si rendono conto dei danni che potrebbero fare ai nostri ragazzi.
Fosse per me rimanderei costoro (da Bosso a Zaia passando per Calderoli) a scuola e li interdirei dai pubblici uffici.
Posta un commento