Il mondo suona diverso ma lui canta romantico. E piace parecchio. Jovanotti con “Baciami ancora”, colonna sonora dell’omonimo sequel de “L’ultimo bacio” di Gabriele Muccino ha fatto centro. Da cinque settimane non lo schioda più nessuno in cima alle classifiche dei brani più ascoltati in mp3 e più trasmessi alla radio.
Una stonatura romantica e scapigliata rispetto a un mondo dove il romanticismo ha ceduto il passo alla poetica del “me ne frego”. Una deriva musicale ed esistenziale sulla scia di “Storia d’amore” e “A te” forse un po' troppo sdolcinata e melensa ma pur sempre perdonabile. E, allo stesso tempo, la voglia di ritrovarsi a cantare, a quarant’anni più quattro e qualche ruga in più stampata in faccia l’amore per le cose semplici e autentiche come lo sguardo di un bambino, un sogno, una carezza, un quaderno di appunti, una casa, un aereo che vola. Un'immagine artistica profondamente diversa da quella che Jovanotti consegnò al pubblico da giovane esordiente in Rai nel 1990, quando apparve a "Fantastico" incoraggiato da Pippo Baudo, fedelissimo solo alla sua "s" moscia, al suo giubbotto di pelle e alla sua moto. Allora sembrava davvero un ragazzo fortunato, ma anche assolutamente fuori dagli schemi. Poi è stata un'esplosione di note hip hop con venature funk colate a caldo su concitati political rap. Oggi di tutto questo in Lorenzo Cherubini sembrerebbe non esservi più traccia. Eppure Jovanotti continua ad essere ancora e sempre fuori dagli schemi. Anzi, più che mai. E allora “Baciami ancora, baciami ancora, tutto il resto è un rumore lontano/una stella che esplode ai confini del cielo”. E' questa la vera rivoluzione. E lui? Anticonformista vero.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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