Come un abile giocoliere fa coi suoi birilli, Gino Astorina tiene per tre ore il pubblico incollato alle sedie in piazza Vincenzo Bellini per il terzo appuntamento del “Bellini d’estate”, all’insegna di un cabaret, quello del “Gatto blu”, di calda attualità. E passa in rassegna vizi e virtù dei catanesi con umorismo pirandelliano, espressione compiuta delle contraddizioni più profonde della nostra realtà locale. Per ridere e, un istante dopo, riflettere.
Si apre il sipario, appare al centro del palco una culla, la stessa che, con l’energica “annacata”, qualche tempo fa, nel corso di uno spettacolo, causò a Gino la frattura del polso. Con lui sul palco: Nuccio Morabito, Luciano Messina e Pippo Marziale. Una vivacissima Francesca Agate nel ruolo di madre esasperata dai continui capricci dei figli, legge e recita “La piccola fiammiferaia” di Andersen. Parte una riflessione di Astorina sull’incomprensibile senso del terrore suscitato dalle fiabe: “Un bambino può mai dormire col fiato al collo dell’orco che ha ingurgitato due bambine o del lupo che prima o poi verrà a prenderselo?”. Bei tempi, certo, quelli della festa dei morti, altro che Halloween. Anche se il solo pensiero che di notte i morti venissero a portare i doni, metteva paura. Ce n’è per tutti, Astorina non risparmia niente e nessuno.
Al tiro al bersaglio è l’attuale dissesto, ribattezzato disastro finanziario del comune. “ In otto anni com’è diventata bella la nostra città… Pensate che ora è possibile passeggiare per strada e ammirare la propria donna al chiaro di luna”.
L’allusione è ai buchi neri della città, che sono le strade rimaste al buio, ma è anche al bilancio in rosso dell’amministrazione comunale. “Al nuovo sindaco di Catania era stato suggerito di comprarsi anche la fascia, il suo predecessore si è portato via anche questa”, dice Astorina, che invita i cittadini catanesi a riprendersi i propri spazi: “Ripuliamo Catania, e cominciamo ad amarla”, scandisce tra una boutade e l’altra, in un equilibrio instabile tra il serio e il faceto.
Insomma, “Non ci possiamo lamentare” (così s’intitola lo spettacolo) se a Catania nessuno ha le idee chiare, neppure Giuseppe Castiglione, indeciso nei mesi scorsi se candidarsi al comune, alla provincia oppure ripiegare sul festival di Sanremo”. Non ci possiamo lamentare se ci sono i solarium: “Resteranno fino a gennaio, pensate. Ormai siamo in mutande, possiamo andarci”. Si scherza anche sul lavoro che non c’è. E sui tanto agognati contributi per la pensione. Due gli sketch sulle cattive abitudini tutte nostrane di piangersi addosso, arrivare sempre in ritardo, cadere dalle nuvole, ficcare il naso nei fatti privati degli altri, non avere mai voglia di entrare nel merito, ma aspettare- in un continuo gioco al rimpiattino - che gli altri decidano per noi.
Tutte cose che Astorina, nato nel popolare quartiere Los Angeles custodi (ovvero Angeli custodi), dove la strada è l’università della vita e “si giocava a fare i cowboy”, conosce bene. Tanto, si sa, i catanesi continueranno ancora a non agire e a lamentarsi. Però, al momento, una valanga di applausi e nessuna lamentela.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su La Sicilia del 12/09/2008
1 commento:
Comico straordinario, Gino Astorina, ci ha regalato momenti fantastici con la sua imitazione del bimbo capriccioso nella culla. 26 anni con la stessa donna, che dice di amare come se fosse la prima volta. I comici, come i giullari di un tempo, non finiranno mai sui libri di storia, ma sono l'unica categoria che il popolo ama e presto dimentica. Aldin
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