lunedì 1 febbraio 2010

E se Giacobbe avesse sbagliato parola?

Quando si è un po’ s………….. insomma stronzi, tutto diventa più facile. Addirittura l’essere stronzi significa essere adulti, indipendenti e ci aiuta perfino a risolvere i problemi. Parola di Giacobbe. Macché Bibbia. Trattasi di uno psicologo e psicoterapeuta. Intervistato dal settimanale di moda, costume e società ‘Grazia’, lo specialista parla del suo nuovo libro, ‘Il fascino discreto degli stronzi’ (Mondadori, 140 pagine, 16 euro), che si prepara a bissare il successo dei precedenti “Come smettere di farsi le seghe mentali e godersi la vita”, “Come diventare un Buddha in cinque settimane” e “Come diventare bella, ricca e stronza”. Giacobbe risponde alla domanda crescente della maggior parte della gente che si chiede come fare ad aver seguito, successo, un’immagine appetibile e vincente. E allora la strada è a senso unico: essere stronzi.

Finiamola una volta per tutte con buonismo e generosità, altruismi e filantropie d’ogni sorta. “Lo stronzo è il vero adulto, non chiede aiuto, stabilisce con gli altri un rapporto alla pari. Non tratta e non contratta - dice Giulio Cesare Giacobbe – non va in giro a questuare, e non manipola e neppure bara”. Tutte grandi doti, per carità. Anzi, eccellenti. E in amore? “Lo stronzo, siccome appunto è adulto e indipendente, non ha bisogno di stabilire relazioni assistenziali. Cioè, per intenderci, lo stronzo non cerca la mamma o il papà nel partner. Altra dote eccelsa.


Peccato però che questo identikit corrisponda non tanto a quello di uno stronzo, quanto piuttosto a un individuo equilibrato, leale, indipendente, razionale, ponderato, ecc. Insomma, a tutto tranne che a uno stronzo. Magari lo psicoterapeuta voleva essere originale. E pur di esserlo fino in fondo, ha appioppato una parola che non c’entra niente ad alcune caratteristiche che, secondo lui, aiuterebbero uomini e donne a vivere meglio. Con un rischio: che gli stronzi veri potrebbero davvero offendersi…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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