mercoledì 17 febbraio 2010

Sanremo senza scale: non si scende e manco si sale

E in tarda mattina arriva a sorpresa la notizia. E la brutta bestia dell' Auditel appare ora la creatura più amabile del pianeta. Hanno seguito la prima serata del Festival di Sanremo quasi 11 milioni di spettatori, un po' di più dell'anno scorso, con uno share del 45 per cento. Mica male per un Festival... iridescente? Ma solo per le paillettes sull’abito rosso di Antonella Clerici. Rinvigorente? Il passaggio di testimone da parte di Bonolis-Laurenti. Giovanilista? Se non fosse stato per Valerio Scanu e Marco Mengoni, ragazzi di belle speranze e prodotto da talent show, tra i promossi della serata insieme a Irene Grandi, Arisa e Simone Cristicchi sarebbe rimasto ben poco.

Festival senza scale? Nell’era Avatar ora è tempo di odissee spaziali e dischi volanti. Dunque, addio a ingressi trepidanti, fissando ogni gradino con lo sguardo. Festival dilettantesco? Emanuele Filiberto però è stato subito eliminato, e con lui Pupo, Luca Canonici e l’amor patrio. Festival matronale? Ci ha pensato Susan Boyle con la sua figura massiccia. Festival erotico? Dita Von Teese, per l’occasione, si è tuffata nella sua gigantesca coppa di champagne senza troppe bollicine. Festival sportivo? Quasi... Antonio Cassano si lancia in battute in barese rivolte a Marcello Lippi, dedicandogli il celebre brano “Pigliate ’na pastiglia”. Festival spettrale? C’è il fantasma di Morgan che aleggia tra le poltroncine di porpora dell’Ariston. Tant’è che la Clerici declama i versi della sua canzone: “Quando ormai mi credevo disperso/Con stupore immenso tutto ritorna per me ad avere un senso”. Il commento a distanza dell’ex dei Bluvertigo? “L’ennesima boiata pubblicitaria in perfetto stile sanremese. Usano il mio caso per farsi pubblicità. Nella lettura ha perfino sbagliato alcuni passaggi”. Ma si sa, Morgan non è uno che le manda a dire. Subito esclusi dalla giuria demoscopica, oltre al principe & co. anche Toto Cutugno e Nino D’Angelo. Ma potrebbero sempre essere ripescati. Per carità, al peggio non c’è mai fine.
Ultima nota: tra tutti gli aggettivi usati per definire questo Festival, ne manca solo uno, il più importante e significativo: originale? Poteva esserlo, ma non è stato. Certo, ancora presto per dirlo. Ma se il buongiorno si vede dal mattino...

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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