
Vabbè, Sanremo è una kermesse canora. Le canzoni e le voci, le melodie e le note, innanzitutto. Eppure chi non ricorda ancora le gare di eleganza combattute a colpi di corpetti e code di chiffon tra le due vallette (da Anna Falchi-Claudia Koll ad Arcuri-Belvedere, da Cuccarini-Parietti-Carlucci fino a Bianca Guaccero e Andrea Osvart). Per non parlare poi, senza scomodare l'alta moda, dei giochi di stile di Anna Oxa nelle sue mirabili performance canore, in cui da abile sperimentatrice, tra un gorgheggio e l’altro si divertiva a sfoggiare ardite e inedite combinazioni di stile, solleticando la curiosità dei tanti giornalisti-inviati, oltre che del pubblico. O ancora delle irrefrenabili provocazioni modaiole di Loredana Bertè, che nel lontano 1986 osò cantare il brano scritto per lei da Mango, “Re”, in minigonna e finto pancione da nono mese di gravidanza.
In questa edizione nessun artista gioca, osa e scherza più di tanto con la propria immagine. Stavolta a farla da padrone sono esclusivamente le rime baciate dei testi delle canzoni in gara e i prodotti piacioni da talent show col loro abbigliamento casual e ultra minimalista. Come a d
ire: quest’anno al Festival, più che la moda vera e propria, vanno di moda le canzoni. Sperando che non si avveri la triste profezia di Fabrizio De Andrè che nel 1985, un anno prima della bomba Bertè, dichiarava: “Quello che mi disturba del Festival è che non serve quasi mai ad aiutare un talento, ma troppo spesso a fabbricare illusioni". E non aveva ancora visto una sola puntata di “Amici” e “X Factor”…
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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