Un progetto del comune di Catania, finanziato dal ministero dell’Interno: City Lab “Natura senza barriere”. Un obiettivo ben preciso: permettere ai disabili di praticare le immersioni subacquee. E di farlo esattamente allo stesso modo dei normodotati. Perché i disabili non sono “soggetti inferiori”. Martino Florio (41 anni, in carrozzella) e Benedetta Spampinato (24 anni, non vedente) vivono la disabilità non come un limite. E lo hanno dimostrato coi fatti che, come sempre, valgono più di mille parole.Mica un semplice tuffo dove l’acqua è più blu. Quella di Martino Florio e Benedetta Spampinato è stata un’immersione subacquea in piena regola. A metà mattina, nel molo sud del porto di Aci Trezza, i due (l’uno in carrozzella, l’altra non vedente, entrambi record del mondo rispettivamente con -51 metri e con -47) si sono inabissati nei fondali marini, per estraniarsi dal mondo e gustare fino in fondo l’atmosfera salina di un’altra realtà, fatta di pesci, relitti, magici fondali che hanno il sapore del mistero.
Ha tutti i contorni di una fiaba di Andersen, la giornata conclusiva di City Lab, “Natura senza barriere”, progetto del comune di Catania finanziato dal ministero dell’Interno (dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione – fondo Lire Unrra 2007) e realizzato con la supervisione della prefettura di Catania (all’immersione era presente anche Anna Maria Polimeni, viceprefetto vicario). Partner dell’iniziativa, il comune di Aci Castello, attraverso il consorzio dell’Area marina protetta.
Un corso di 138 ore, iniziato a giugno, che ha visto una serie di istruttori guidare, nelle fluttuanti scorribande sott’acqua, i disabili. “Perché è bello sentirsi parte di uno spazio in cui potersi muovere in totale libertà, dove-specialmente per noi disabili- non ci sono più barriere”, racconta Benedetta, un attimo prima di salire sul gommone che l’avrebbe portata in alto mare. “Sì, è così. Anch’io sott’acqua mi sento totalmente libero”, spiega Martino.
Gioca in casa l’assessore al City Lab, Sebastiano Arcidiacono: “Sono nato ad Aci Trezza ed è bello rivedere i suoi fondali ripopolati di pesci. Ho un bellissimo rapporto col mare, quando mi immergo vado solo in apnea”. Un fragoroso plauso all’iniziativa, quello di Raffaele Stancanelli, arrivato al porto in giacca e cravatta. “Potevate dirmelo che dovevo salire anch’io sul gommone. Sono uno sportivo, mi sarei vestito adeguatamente”, scherza. E, subito dopo, la cravatta se la snoda davvero.
Riguardo al progetto, sottolinea il nuovo primo cittadino etneo: “Già nel corso della mia esperienza di assessore alla famiglia, ho sperimentato che e risposte semplici sono la cartina di tornasole per accertare il grado di civiltà di una comunità”. Poi, anticipa: “ Uno dei miei assilli è quello di riuscire a sanare le difficoltà che ci sono per pagare gli arretrati nei servizi sociali”. Al termine del corso, ai partecipanti è stato rilasciato il brevetto HSA (Handicapped Scuba Association) Dive Buddy, valido in Italia e all’estero.
Il progetto ha avuto un leit motiv nobile. Permettere anche ai disabili di godere delle bellezze che la natura ci offre e di praticare uno degli hobby più emozionanti, quello della subacquea, senza alcuna discriminazione, ma proprio come fanno i normodotati. Tant’è, in questi casi, molto meglio precipitare nei sensuali abissi marini. La regola di restare a galla a tutti i costi per non affondare, stavolta non vale.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su "La Sicilia" del 30/08/2008










