sabato 30 aprile 2011

Kate e William: nozze catartiche

E’ vero. Le teste coronate hanno stancato. E i loro fasti e insipidi scandali, pure. Ma ne siamo davvero sicuri? Forse sarebbe bene rispolverare il beneficio del dubbio. Perché il matrimonio del secolo tra William e Kate è stato seguito, solo in Italia, da 9 milioni di telespettatori. Per non parlare delle migliaia di teste e di braccia che si agitavano lungo il tragitto del corteo reale per salutare gli sposi. E di tutti quelli, due miliardi in tutto, che hanno seguito la cerimonia dal resto del mondo attraverso le dirette web. A corredo del matrimonio reale, varie feste e celebrazioni nelle colonie britanniche e in tutto il pianeta.



Lui, l'erede al trono, emozionatissimo e in preda all'incanto amoroso, come da protocollo in divisa militare. Lei, Catherine Elizabeth Mountbatten-Windsor, nata Middleton, è ora la nuova duchessa di Cambridge, moglie del principe William. Per diventarlo ci sono voluti 9 lunghissimi anni di fidanzamento. Ma è soprattutto la carta vincente dei Windsor per un radicale cambio d’immagine. Stavolta si gira davvero pagina. Il volto vagamente malinconico di lady D. lascia il posto a un volto fresco, sorridente e sicuro. Kate è solida, paziente. Non lascia spazio alla minima incertezza. E’ la sicurezza fatta persona. Portamento impeccabile. Bellezza vera. Sorriso scolpito in faccia dall’inizio alla fine della cerimonia, da quando scende dalla Bentley lucida come uno specchio, a quando entra a Westminster portata per mano dal padre Michael, da quando attraversa lentamente la navata dell’abbazia a quando raggiunge il sedile rosso davanti all’altare, accanto a William, che invece l’emozione ha fatto diventare rosso peperone.


Deluso chi si aspettava un po’ più di emozione da parte della sposa. Un eccesso di aplomb britannico? Qualcosa di più. Noi? Tutti a buttare l’occhio, anche solo per qualche istante, su quel velo lungo tre metri, per sbirciare nel sogno che diventa realtà, nella fiaba a colori, nella felicità di sangue blu. E a quel bacio sul balcone. Pure quello non troppo strappalacrime. Tutti lì a criticare il cedimento di stile giallo limone della regina Elisabetta, tutti lì a imitare il caritatevole saluto ai sudditi sognanti e partecipi di una gioia non loro. La mimesi aristotelica si compie. L’identificazione purifica. Grazie agli sposi, per averci concesso il beneficio del sogno e averci illuminato di una luce fiabesca, seppur riflessa. I have a dream: sognare di meno.

Elena Orlando (
elyorl@tiscali.it)

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