sabato 9 aprile 2011

Ma com'è bello qui, ma com'è grande qui, ci piace troppo ma... Non è la Rai


Un colpo al cuore per le femministe più agguerrite. L’evento televisivo più allettante per milioni di teen ager. Quando il 9 settembre 1991 va in onda per la prima volta su Canale 5, “Non è la Rai” di Gianni Boncompagni approda nel palinsesto delle reti Fininvest (oggi Mediaset) con un immediato effetto boomerang. Fior di opinionisti si pronunciano in merito, a destra, a sinistra, al centro. Tv trash? L’apologia delle nuove lolite? Di volgare non c’era nulla. Le ragazze sgambettavano avvolte in un velo di fondotinta spalmato con parsimonia per coprire a stento qualche brufolo, con appena un filo di gloss sulle labbra, in tutine aderenti e gonnelline a balze.


Clima soft, una sottile ironia nell’aria e tanta voglia di intrattenere giocando. Ballo, canto e conduzione, nella terza edizione del programma - ormai passato nella fascia pomeridiana su Italia 1 - affidata a una sedicenne molto sveglia: Ambra Angiolini, che eredita il ruolo della docile Enrica Bonaccorti e dell’irriverente Paolo Bonolis. “Faccio un programma privo di contenuti, non voglio lanciare nessun messaggio. Dicono che propongo "un insopportabile clima da gita scolastica in torpedone". E allora? Cosa c'è di male? Sono d'accordo, solo che toglierei il termine insopportabile. E poi abolirei la parola volgare, perché io pretendo da tutti i miei collaboratori delle inquadrature castissime”, dice Boncompagni a “Famiglia cristiana". Con le polemiche crescono popolarità e successo e gli studi del Centro Palatino di Roma vengono assaltati ogni gorno da migliaia di ragazzine a caccia di un autografo. E poi tutti a comprare figurine, diari, dischi, quaderni, tutti con i volti più noti del programma. Yvonne Sciò, Antonella Elia, Laura Freddi, Miriana Trevisan, Cristina Quaranta, Pamela Petrarolo, Alessia Merz, Alessia Mancini, Romina Mondello, Veronica Logan, Ilaria Galassi, Claudia Gerini, Francesca Pettinelli, Emanuela Panatta, Antonella Mosetti solo alcune delle ragazze più famose del programma.


Irene Ghergo, alias miss Rottermaier, ne controllava trucco e pose. Nessuna trasgressione concessa. Altro che postribolo televisivo. Tutto era rigorosamente casto. Chi non ricorda il cruciverbone, le esibizioni canore di Pamela, i pianti in diretta, rivalità, litigi, guerre, abbracci. E qualche volta ci scappava pure qualche vera amicizia. Famoso il gioco dello zainetto condotto da un’impertinente Ambra che solleticava il pubblico con sfacciata ironia, teleguidata con l’auricolare dal regista. E, in piena campagna elettorale, alle Politiche del '94, l'azzardo disinvolto: "Dio? Sta con Berlusconi, Satana con Occhetto". Dalla fucina rosa shocking di “Non è la Rai” attinse Antonio Ricci, cambiando l’immagine della velina, meno soubrette e molto più free. L'inizio di una nuova epoca in fatto di vallette. L'era "Drive In" era morta e sepolta per sempre.


Non ci stiamo sbagliando. A volte ritornano. “Non è la Rai” vent’anni dopo riappare di nuovo sul piccolo schermo. In replica dal lunedì al venerdì dalle 15.45 su Mediaset Extra. Perché al momento nessun editore è davvero convinto di farne una nuova edizione. Un altro colpo al cuore per le femministe di oggi. Roba indegna, da scatenare l’ennesima manifestazione di piazza per difendere a spada tratta la dignità del corpo della donna. Quel corpo ampiamente usato sulle pagine di Repubblica, nei cartelloni pubblicitari, sulle riviste 'impegnate', per strada, nelle Università, nelle redazioni dei giornali, nei salotti letterari, sui luoghi di lavoro. Non da tutte, certo. Ma sicuramente da molte. Che a confronto le ragazze di "Non è la Rai" erano delle madonne…


Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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