Satura tota sua est. Irriverente e slabbrata. Come quell'irresistibile piatto misto degli antichi latini. E come piace agli italiani, specie a Natale, nei soffici cinepanettoni spensierati e vacanzieri di Carlo Vanzina & Co. Christian De Sic, leader nel settore da ben 25 anni, si è pappato il Premio satira politica alla carriera. Arrivando dove neppure il defenestrato Luttazzi è riuscito ad arrivare. La giuria lo ha scelto perché da un quarto di secolo descrive l’antropologia dell’italiano contemporaneo. Motivazione politically correct, per il cognato di Carlo Verdone, uno che sui tipi contemporanei ha costruito la sua storia cinematografica. Un difetto di famiglia, ora esteso anche al figlio Brando, sempre più lanciato nel mondo dorato del “ciak, si gira”.
La 37/a edizione della manifestazione si terrà il 26 settembre. Alla Capannina di Franceschi sono stati ospitati i nomi più importanti del giornalismo, del disegno satirico, della letteratura, dello spettacolo.
Ma che tipo di satira è quella di De Sica? Siamo sicuri che sia davvero satira politica? E soprattutto come commentano il premio a De Sica Luttazzi, Guzzanti, Crozza e tutti quelli che della satira politica vera hanno fatto il loro principio identitario?
Certo, ogni medaglia ha il suo rovescio. E questo riconoscimento arriva come una boccata d’ossigeno, per un’Italia sempre più imbavagliata in fatto di esternazioni satiriche sufficientemente “oscene”. Esprit de finesse, innanzitutto, avrebbe detto Pascal. Ma la satira non conosce mezze misure. E se manca, manca l’aria, non si respira, rsi rischia insomma una morte cerebrale rapida e immediata.
Al di là delle note rimostranze del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, di certo l’ insofferenza a un certo tipo di satira politica a casa nostra è bipartisan, nel senso che i nostri politici, sia di centrodestra che di centrosinistra, camperebbero molto meglio senza.
Non tutti i desideri però vengono esauditi. E qualche volta ci scappa pure un bel premio. Come nel caso di De Sica. Seppur di satira blanda si tratta, un po' come un buon latte di mandorla, ma troppo annacquato. Ora, chissà che questo riconoscimento non possa essere l’occasione buona per la satira vera di ritornare sulla cresta dell’onda, ricominciare a illuminare le menti di chi la fa per professione e far tornare i neuroni del nostro cervello a danzare?
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it )
venerdì 15 maggio 2009
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5 commenti:
Coninuiamo così, facciamoci del male....è proprio vero che noi di sinistra siamo inclini al tafazzismo...un po' più di leggerezza non guasterebbe e non credo che il problema vero risieda in un premio...
Pienamente d'accordo. Il più grande male della sinistra... :-) E.
Credo che quella dei cinepanettoni non sia satira, perché la satira hauna valore sociale che porta lla riflessione attraverso toni scanzonato. Questo non c'è nei film di De Sica. La satira è altro e a Forte dei Marmi lo sanno, visto che in passato hanno premiato Quasi Tg di Rocco Tanica. Posto il link a un video d'esempio, che si può vedere gratis anche con i podcast di iTunes.
http://www.youtube.com/watch?v=YbYmY42le1k
http://itunes.apple.com/WebObjects/MZStore.woa/wa/viewPodcast?id=269841617
La satira ha lo scopo di portare a una riflessione attraverso un tono scanzonato. Questo nel cinepanettone non c'è, ecco perché secondo me quella non è satira. E lo sanno bene anche a Forte dei Marmi, visto che in passato hanno premiato il Quasi Tg di Rocco Tanica. Posto il link a un video d'esempio, che si può vedere gratis anche con i podcast di iTunes.
http://www.youtube.com/watch?v=YbYmY42le1k
http://itunes.apple.com/WebObjects/MZStore.woa/wa/viewPodcast?id=269841617
Attendiamo la satira vera. E. :-)
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