venerdì 8 maggio 2009

La Brambilla nominata ministro. Con le autoreggenti, ma senza portafoglio

Prima o poi arriva. Il proprio momento di gloria, la giusta ricompensa, l’atteso riconoscimento. L’importante è saper attendere, senza scalciare troppo forte. Proprio come ha dimostrato di saper fare in questi ultimi mesi Michela Vittoria Brambilla, donna “d’acciaio” da quattro generazioni, costretta ad accomodarsi momentaneamente in seconda fila senza le inseparabili autoreggenti, in attesa di quella promessa che Silvio Berlusconi le aveva fatto.

Ma alla fine il premier la sua promessa l’ha mantenuta. Del resto l’aveva detto in un'intervista a Sky tg24, di volerla promuovere entro il 2009 da sottosegretario a ministro del Turismo, nozione ribadita il Primo maggio a L’Aquila e a Porta a porta il 5 maggio. E lei, dopo aver sposato la causa dei Circoli della Libertà, che la misero al centro di un vertiginoso vortice di polemiche con Marcello Dell’Utri e gli altri colonnelli di Forza Italia, e dopo essere diventata il volto fiammante della tv della libertà, chiusa dopo appena un anno di vita, si era defilata, dimezzando le sue presenze televisive, le sue dichiarazioni pubbliche, e facendo consapevolmente calare il sipario su quelle gambe tortuose e insinuanti, che amava accavallare come fusilli.

Mossa studiata ad arte per non gettare altra legna sul fuoco. Che va ad unirsi al giretto di valzer di una serie di interviste in cui ogni volta non mancava di sottolineare che a lei, malgrado dicerie e insopportabili voci di aula, le poltrone non interessavano proprio.
Mossa astuta, da vera stratega della politica. Che dimostra quanto lontani siano i tempi degli esordi televisivi a Mediaset, in cui la rossa del Pdl, con occhiali scuri e guanti di pizzo, da brava inviata de "I misteri della notte”, montava su una moto per raccontare agli spettatori i locali notturni di Barcellona.

Da stasera la Brambilla sarà ministro con delega al Turismo. L’attesa nomina, arrivata dopo il via libera del Colle nel corso di un incontro di un’ora al Quirinale tra Silvio Berlusconi, accompagnato dal suo sottosegretario Gianni Letta, e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, si unisce a quella di tre sottosegretari promossi a viceministri: Adolfo Urso (Sviluppo economico), Paolo Romani (Sviluppo economico) e Roberto Castelli (Infrastrutture). A questi ne sono stati aggiunti due: Ferruccio Fazio al Welfare con delega alla Salute e Giuseppe Vegas all’Economia.

La Brambilla non avrà però "portafoglio" e d'altra parte di soldi da spendere non ce ne sono molti, come si è affrettato a spiegare Giulio Tremonti con una sua dettagliata relazione sullo stato della finanza pubblica.
Che cosa cambia di fatto nel governo dopo i nuovi ingressi? «Le "promozioni"», ha tenuto a precisare Berlusconi nei giorni scorsi, «non spostano il numero dei componenti del governo», visto che «si tratta di sottosegretari che diventano viceministri per confrontarsi al meglio nelle riunioni internazionali con ministri di altri Paesi». Il numero complessivo dei membri del governo, in sostanza, resterà invariato a 61. Uno in più dei sessanta previsti dalla "legge Bassanini" dopo lo strappo alla regola con la nomina a sottosegretario all'Emergenza rifiuti di Guido Bertolaso.

Però, mentre coi viceministri sembrerebbe essere stato raggiunto un equilibrio perfetto tra le diverse anime della maggioranza, a destabilizzare la maggioranza di governo potrebbe essere proprio la nomina della rossa di Lecco, a causa delle rimostranze di alcuni componenti del Pdl nei suoi confronti.
Ma ormai il gioco è fatto. Stamattina le deleghe sono state spacchettate. E stasera si prevede il giuramento. La Brambilla tira dritto come un treno. Chissà, magari presto la ritroveremo di nuovo in tv, ancora con l’inseparabile giarrettiera. A parlare della crisi delle medie e piccole imprese, della sua passione per i cani e, naturalmente, di Turismo enogastronomico.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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