Una grattatina di troppo sulla pelle non è piacevole. Renato Brunetta all’orticaria preferisce il lifting alla pubblica amministrazione. E dato che a rischiare di fargliela venire è la mitologia del precario, messa in scena da così tanta filmografia e letteratura negli ultimi dieci anni. I riflettori puntati sul dramma, sull’angoscia, sulla luce spettrale del precariato al ministro della Funzione pubblica non piace proprio per niente. Anzi, per dirla come lui l’ha detta, “gli fa letteralmente schifo”. Perché “i precari – ha spiegato Brunetta - non possono e non devono essere una classe sociale, ma una forma di passaggio».
L’attacco alla «mitologia» del precariato visto come speculazione sui giovani ha colpito anche la Cgil Funzione pubblica che ieri ha presentato i dati sui lavoratori flessibili nella pubblica amministrazione. L’indagine, condotta sui dati della Ragioneria Generale dello Stato, registra un numero di precari pari a 440.920. Di questi, è stato spiegato, 60 mila rischiano di subire lo stop alle stabilizzazioni a partire da luglio, sempre che venga approvata «la norma sulla quale si basa la strategia del governo».
La polemica parte da lontano. Da quando Brunetta ha iniziato un monitoraggio sui contratti flessibili nella pubblica amministrazione e sulla loro regolarizzazione, i cui primi esiti sono stati pubblicati a fine aprile: 34.267 precari regolarizzabili, più della metà in Sicilia. «Il fenomeno - si concludeva - risulta assolutamente nei limiti fisiologici», visto che «nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti» per stabilizzare. Ma per Carlo Podda, segretario generale Fp-Cgil, il monitoraggio sarebbe «strumentale, perché una volta ridimensionato il fenomeno del precariato nei numeri risulterà socialmente più accettabile l’interruzione del processo di stabilizzazione avviato dal precedente governo». Pronta la replica di Brunetta che ieri ha respinto l’addebito. E ha annunciato un monitoraggio non più precario ma stabile.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
L’attacco alla «mitologia» del precariato visto come speculazione sui giovani ha colpito anche la Cgil Funzione pubblica che ieri ha presentato i dati sui lavoratori flessibili nella pubblica amministrazione. L’indagine, condotta sui dati della Ragioneria Generale dello Stato, registra un numero di precari pari a 440.920. Di questi, è stato spiegato, 60 mila rischiano di subire lo stop alle stabilizzazioni a partire da luglio, sempre che venga approvata «la norma sulla quale si basa la strategia del governo».
La polemica parte da lontano. Da quando Brunetta ha iniziato un monitoraggio sui contratti flessibili nella pubblica amministrazione e sulla loro regolarizzazione, i cui primi esiti sono stati pubblicati a fine aprile: 34.267 precari regolarizzabili, più della metà in Sicilia. «Il fenomeno - si concludeva - risulta assolutamente nei limiti fisiologici», visto che «nella grande maggioranza dei casi le amministrazioni hanno posti in pianta organica e risorse economiche sufficienti» per stabilizzare. Ma per Carlo Podda, segretario generale Fp-Cgil, il monitoraggio sarebbe «strumentale, perché una volta ridimensionato il fenomeno del precariato nei numeri risulterà socialmente più accettabile l’interruzione del processo di stabilizzazione avviato dal precedente governo». Pronta la replica di Brunetta che ieri ha respinto l’addebito. E ha annunciato un monitoraggio non più precario ma stabile.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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