martedì 6 gennaio 2009

"E' triste sentirsi soli nella nostra casa, nel nostro mondo..."


Tutto comincia da una fotografia. L’ultimo desiderio espresso da un’anziana madre di ottant’anni su una delle pagine del suo diario prima di morire è fare una foto con tutti i parenti, che riunisca tutta la famiglia. Peccato però che quell’allegra e unita famiglia ormai non esista più. E forse in realtà non è mai esistita.

Dal 6 al 10 gennaio, al Teatro Tezzano è di scena “La fotografia”, l’ultimo lavoro teatrale di Totò Calì, da lui scritto e diretto, per il quale ha curato anche le musiche. Lo spettacolo si arricchisce di video e una colonna sonora suonata dal vivo.

E’ la storia di due sorelle, Alice (Giovanna Criscuolo) e Paola (Egle Doria). L’una fugge via da giovane, l’altra rinuncia a tutta la sua vita per restare accanto alla madre. Due percorsi opposti, che però approdano alla stessa meta: entrambe si ritrovano sole.

Pier Paolo Pasolini diceva che “bisogna essere molto forti per amare la solitudine”.
“La solitudine è qualcosa che ti porti dentro, come testimonia questa storia, indipendentemente dal fatto che ti trovi a vivere mille esperienze oppure rimani a casa. E’ qualcosa che si può vivere serenamente oppure, se ci si sente rifiutati da una certa società, in modo drammatico. Tutto dipende da come si è stati abituati a viverla”.

Lei che rapporto ha con la solitudine?
“La vivo con una certa rilassatezza, nel senso che è un momento in cui ti confronti con te stesso e ti chiedi molte cose. Ma lo spettacolo. Oltre alla solitudine, parla anche dell’amore e di come a volte, quando ce n’è troppo, possa diventare addirittura terrificante”.

Il mare è sempre presente nella storia, attraverso il meccanismo del flashback. Alice confida al mare le sue angosce e dal mare si attende delle risposte, magari attraverso la suggestiva forma del messaggio nella bottiglia…
“Il mare è il luogo in cui si lanciano e si raccolgono i messaggi. Non a caso, alla fine, Alice lancia le sue bottiglie in acqua, perché le illusioni non debbono mai morire”.

Viviamo invece in tempi tutt’altro che illusori, ma molto prosaici, di totale disincanto. Come scandisce Alice in scena, tempi in cui molti guardano il mondo, però pochi sono davvero capaci di osservarlo.
“Direi che viviamo in tempi in cui, come sottolinea marcatamente la maschera interpretata da Massimo Leggio, insieme al pupazzo del ventriloquo Franco Bellia, tutti sono buffoni e ciarlatani e, di conseguenza, chi lo è per mestiere, si sente paradossalmente rubare la scena”.

Con le sue vignette lei si diverte a fotografare il mondo politico in forma di satira, esasperando gli aspetti più paradossali della realtà. Per le sue opere teatrali invece da chi trae ispirazione?
“Non seguo nessun modello in particolare. Traggo sempre spunto da me stesso e da tutto ciò che mi circonda. E’ un momento di crisi. Economica, sì, ma soprattutto dei sentimenti. E’ questa la crisi che mi soffermo a raccontare nello spettacolo”.

E’ cambiato il modo di vivere i sentimenti?
“Assolutamente sì. Siamo cambiati noi. La società liquida in cui viviamo impone di vivere in modo diverso. I rapporti si creano e si sfaldano con estrema facilità. Tutto scorre via veloce e dietro di sé non lascia traccia. Siamo nell’era del mordi e fuggi”.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su "La Sicilia" del 6/01/2009

Nessun commento: