sabato 4 giugno 2011

Luigi De Magistris, il nuovo eroe omerico

Se non avesse avuto il pallino della giustizia, avrebbe fatto la controfigura di Antonio Banderas nei vistosi panni del temerario El Mariachi in “C’era una volta in Messico”. E invece… Luigi De Magistris da grande voleva fare il magistrato. Come suo padre, come suo nonno. E sbirciava tra gli articoli della Costituzione, comma 1, comma 2, comma3. Ecc. ecc.
Poi un bel giorno, stanco e ammorbato dall’odore acre delle aule giudiziarie, comincia a scalciare qua e là fino al punto di arrivare a disturbare qualche potente. Come per esempio Walter Cretella Lombardo, generale della guardia di finanza e consigliere del vicepresidente dell’Unione europea e commissario europeo alla Giustizia Franco Frattini, indagato per associazione a delinquere finalizzata alla truffa. Era il 2005 quando l’inchiesta Poseidone muoveva i primi passi e De Magistris, incurante di ogni pericolo, proprio come un eroe contemporaneo, lanciava la sua battaglia. Nel mirino finiscono anche Giovambattista Papello e le intercettazioni con Piero Fassino e Pietro Folena. Ma le luci della ribalta arrivano due anni dopo, con l’inchiesta del 2007 Why Not. Stavolta tocca all’imprenditore Antonio Saladino, allora presidente della Compagnia delle Opere della Calabria, Romano Prodi e Clemente Mastella.

La popolarità cresce, le ospitate ad Anno Zero si moltiplicano, gli studi televisivi assumono le nette sembianze di un’aula giudiziaria.
Luigi De Magistris diventa il don Chisciotte de’ noantri, l’homo novus, il paladino senza macchia e senza paura. Lui scopre le carte, rimette le tessere del puzzle al loro posto, cattura gli sguardi femminili col suo fascino mediterraneo. Seguono le toghe lucane. Oggetto d’indagine: un sospetto comitato d’affari in Basilicata. Poi arriva il trasferimento dalla Procura di Catanzaro, fortissimamente voluto da Clemente Mastella per “gravi anomalie” nella gestione del fascicolo “toghe lucane”, accusa dalla quale due anni dopo, nel 2009, De Magistris sarà prosciolto.

Ma il meglio deve ancora venire. E arriva proprio nel 2009, il 17 marzo. Con un annuncio sul blog di Antonio Di Pietro, De Magistris rende pubblico il suo ingresso in politica e viene eletto con successo al Parlamento europeo, risultando il secondo candidato più votato d’Italia dopo Silvio Berlusconi con 415.646 voti. A questo punto si scrolla via di dosso la toga, dimettendosi dalla Magistratura. Cresciuto nel quartiere del Vomero, riscopre le sue radici partenopee e comincia a coltivare un altro sogno: ripulire Napoli dalla monnezza e dal malaffare. E così lo scorso febbraio scende in campo nella sua città, in lizza per diventare primo cittadino. Obiettivo raggiunto, grazie all’appoggio dell’IdV, della Federazione della Sinistra, del Partito del Sud e della lista civica Napoli è tua. Luigi De Magistris batte al ballottaggio Gianni Lettieri, il candidato di centrodestra, col 65,37 per cento dei consensi. E dal 1 giugno è il nuovo sindaco di Napoli. Ora è tempo di fare la giunta, per espressa volontà del neo sindaco “senza alcuna caratterizzazione partitica”. Quindi dialogo col Pd, ma senza mischiarsi troppo. Del resto la raccolta differenziata a Napoli sarà davvero un’impresa che sfiancherà il neo sindaco. Ci sarà da lavorare. Ma tanto lui è un eroe e come i veri eroi celebrati dai poemi omerici, tutto può. E ora i garantisti tremano, i giustizialisti ridono. E perfino Barack Obama cadrà presto ai suoi piedi, accogliendo l’invito a venire nella sua città. Diplomaticamente, s’intende. Ecco. Avrà imparato De Magistris, da quando è entrato in politica, ad essere un po’ più diplomatico?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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