Il re è ancora lui, Silvio. E alla fine… Umberto Bossi è il solito D’Artagnan, sul palco di Pontida insieme agli altri moschettieri Calderoli e il popolarissimo Maroni. In 80.000 sul prato bergamasco a sventolare bandiere. Le camicie verdi hanno sete di rivalsa, ma anche di retorica demagogica. L’importante è dire a gran voce quelle tre o quattro cose concordate sottobanco col premier, giusto per far bella figura con la propria gente, placarne le ire e i malcontenti. Dunque voce grossa, aria minacciosa, come da copione e da tradizione del Carroccio. Non è mancato qualche insulto, le solite e attese parolacce che hanno fatto il giro del web e delle cronache politiche di tutti i giornali (“quegli stronzi dei giornalisti schiavi di Roma scrivono solo falsità”, e qui interviene Enzo Iacopino, presidente del consiglio dell’Ordine).
Si batte sui ministeri al Nord, in particolare Economia, Lavoro, Riforme e Semplificazione legislativa. “Silvio era deciso, ma poi si è spaventato”, ha ricordato il Senatùr. Roba da far accapponare la pelle alla presidente della Regione Lazio Renata Polverini, che chiama in causa il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e, naturalmente Gianni Alemanno (“Non si può sacrificare una capitale”). Macché capitale. In Padania tira un vento secessionista, ormai dalla notte dei tempi. E ora si pretende assolutamente il federalismo fiscale e un nuovo patto di stabilità per i comuni virtuosi. La gente del Nord, il ventre molle del Carroccio, festeggia, esulta, si commuove, ride, fischia e canta. In poche parole ci crede e ci ricasca. Gratitudine al premier (“Senza i suoi voti non ce l’avremmo fatta”) ma nessuna assicurazione su una nuova alleanza dopo il 2013. E messa in discussione anche della leadership del Cavaliere. Insomma, uno spiraglio a nuove alleanze, ma solo a fine legislatura. Per il momento, l’opposizione dovrà accontentarsi solo di qualche scaramuccia. Nessuna rottura e la solita vaghezza. Il popolo del Nord, il ventre molle del Carroccio, esulta, si commuove, ci credeDel doman non c’è certezza, trallallero trallallà.
Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)
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