venerdì 17 giugno 2011

La Lega sbraita. L'alleanza con Mr B. resta. E Pontida diventa il remake di 'Molto rumore per nulla'

L'entusiasmo per la vittoria ai referendum rischia di trascinare qualche cronista politico nel vortice di uno sfrenato ottimismo sulla crisi irriversibile del governo e sul rischio di possibili elezioni anticipate. Niente di più sbagliato. I tempi non sono ancora maturi. (la frenata di Di Pietro non è un caso). E non sono maturi non solo per l'opposizione, che ancora non è pronta ad afferrare a mani salde il timone, ma anche nella maggioranza. Infatti l'ipotesi di un'implosione appare remota soprattutto nel Pdl, seppur dissestato.
Non è tempo quindi di facili ottimismi. Perché i riflettori puntati sul raduno di Pontida di domenica potrebbero rivelarsi l'ennesima illusione perduta. E chi si aspetta che il raduno dei leghisti celebrerà una rottura con Silvio Berlusconi, rimarrà deluso e dovrà accontentarsi dll'ennesimo esercizio demagogico dall lega Nord per riconquistare qualche voto e la fiducia dei propri elettori, traditi da promesse non mantenute. Bossi, salendo sul palco gasato al punto giusto, non romperà l'alleanza di ferro con Silvio Berlusconi, alleato numero 1. Ipotesi da escludere. Così come si sciolgono come cera le insinuazioni di un possibile travaso nel Pd.  Berlusconi e Bossi sono legati infatti a doppio filo:  se cade l'uno, cade anche l'altro, con tanto di ministeri e sottosegretariati. E viceversa, se resiste l'uno, resiste anche l'altro, a questo punto fino al 2013. 

Sì, è vero, l'ingranaggio dell'alleanza tra i due ha scricchiolato più di una volta. Ultimamente perfino un po' troppo. Soprattutto sulla questione Libia e immigrati. La linea dura dei leghisti non era passata, creando smorfie e malcontenti, nonché sonori vaffa... al capo. E i leghisti on ci avevano pensato troppo a bloccare il decreto sui rifiuti campani. Ma puntualmente è arrivata la mossa strategica del premier, più abile di Pericle, che ha allora cercato di ammorbidire subito i toni lubrificando l'ingranaggio e, in conferenza stampa con un Maroni un filo distaccato ha preso le distanze dall'intervento contro Gheddafi varando la stretta sull'immigrazione.

Ecco. Primo passo sulla via di una possibile riconciliazione. Poi il chiarimento su un'interpretazione errata del pollice verso del senatùr, rivolto ai giornalisti e non al governo. Ma quando tutto sembrava risolto, l'affondo minaccioso di Maroni: "Rimando a Pontida, dove Berlusconi ci ascolterà attentamente", in risposta a chi gli aveva chiesto se il governo terrà. Sarà vero che sul palco del 'sacro prato', tra la schiettezza inequivocabile del concreto popolo della Padania abituato a poche perifrasi e scarsi giri di parole la Lega saprà davvero essere credibile e riconquistare la sua gente ormai disillusa e amareggiata? Bella scommessa. Questo sarà il principale obiettivo di Bossi & Co, al di là di chi salirà sul palco. E se questo costerà qualche altra sceneggiata in salsa verde contro l'alleato di ferro, magari condita pure con qualche frase pesante, paroline e parolacce a effetto, finte minacce, pressing sulla riforma fiscale e i ministeri al Nord con voce incazzata e gestacci, ci sta. Come al solito, in perfetto stile leghista. Anche se non saremo nella Napoli melodrammatica di Mario Merola, ma nel cuore della nebbiosa Padania.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)        

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