sabato 11 giugno 2011

Per dirla con... Santoro: hai rotto. Quando ce vo' ce vo'

La telenovela continua. Ormai le puntate non si contano più. E’ la storia infinita di Michele Santoro versus mamma Rai. “Annozero” ha chiuso i battenti. E la prossima stagione televisiva traslocherà davvero a La 7? Il mistero s’infittisce. Nessuno lo sa, ma di certo sulla chiarezza di idee sbandierata a oltre otto milioni di telespettatori dallo stesso Santoro-Cerbero indiavolato come un demonio, l’indomani duramente accusato da Garimberti di aver fatto uso privato del mezzo pubblico (“ma, direbbe lui, quando ce vo’ ce vo’, avete rotto!”), nemmeno l’ultimo dei mohicani ci scommetterebbe un solo centesimo. Perché attorno al conduttore c’è da sempre un velo di mistero che ne opacizza le scelte. Sì, no, forse. Chissà. Nel frattempo lo share dell’ultima puntata del 32,29 per cento, in altre parole un terzo degli italiani, fa piangere la Rai con due occhi per questo trasloco. Se ne va un pezzo grosso, un personaggio utile, un asso. Ma ci siamo abituati. Va bene il dissenso, va bene la critica. Ma Santoro è un caso, il caso per antonomasia. Attorno a lui c'è da sempre una coltre di chiacchiere fitta e raccapricciante.

 L'"agonia" della Rai è "un prezzo che non si deve pagare": ora che "l'alibi Santoro è caduto" il governo pensi ad agganciare il canone alla bolletta energetica. Interviene nel dibattito, già caldo sui giornali, anche Bruno Vespa, l’antagonista numero uno del conduttore più molesto del servizio pubblico. Ma fare i conti senza l’oste non porta bene. Se non a Mediaset, s’intende. E con tutta probabilità il premier ad altro non pensa che alle sue, di tv. Tant’è che la Rai versa in condizioni non certo ottimali. E Vespa scende ancora più nel dettaglio. “"Di taglio in taglio, la Rai sta mettendo molto seriamente in pericolo la qualità (e la quantità) dei suoi programmi". Eh già... Alla fine parlano i bilanci, i fatturati, più che le polemiche sterili e inutili sui palinsesti. Nessuno ha infatti messo in conto che non a tutti i telespettatori potrebbe interessare il caso personale di Michele Santoro, il suo contratto da 10.500 euro a puntata più i 266.000 euro per l’incarico di direttore, la sua liquidazione di 2,3 milioni di euro, i suoi sonori 'botta e risposta' coi dirigenti Rai, le sue beghe con l'Agcom. Che noia che barba, senza fregare la battuta a Sandra e Raimondo. Ci siamo stufati di leggere ogni volta di scenari nuovi, di polemiche immense, affermazioni poi smentite, divorzi che poi non si consumano, ripensamenti dell'ultima ora. Bando alle ciance, come se già ce ne fossero poche, c’è una tassa da pagare di 101,50 euro. Santoro se ne andrà pure, ma il canone resta. Per un’offerta di servizio pubblico che si spaccia per completa, dinamica, esauriente, originale, formativa, strabiliante. Almeno sulla carta. Anzi, solo su quella. Il nuovo contratto con La 7 resta ancora un’incognita. Resterà in Rai anche al costo di un euro a puntata? Fantatelevisione. Ma di una cosa siamo certi. Talmente se n'è parlato negli ultimi anni che l'affare Santoro nel bene e nel male passerà alla storia, un po’come l'affare Dreyfus. Anche se ne abbiamo piene le tasche.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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