martedì 7 giugno 2011

Pier Luigi Bersani come Celestino V: non serve più una sola leadership. Sano buonsenso o consapevolezza di sé?

Non si può sempre andar per funghi. Parola di Pier Luigi Bersani. Le alleanze si costruiscono, non s’inventano dall’oggi al domani. Certo. Ma quella con Vendola sembra davvero una questione di leadership. Parolina magica. Non a caso il leader del Pd abdica proprio sulla leadership di uno solo. Troppa responsabilità l’investitura di un oligarca dallo scettro d’oro. Troppa fatica battersela un’altra volta con quel “mostro mediatico” di Berlusconi. Meglio gettare l’àncora di salvataggio e allargare a Vendola & Co. e all’Udc. Il Terzo Polo? Vedremo. Con calma. La ratio della politica è che ha in sé un’intrinseca forza gravitazionale. Meglio andare contro il nemico coi piedi di piombo.
Vestito scuro, piglio semiserio, flemma britannica, tono colloquiale e portamento decisamente friendly, Bersani alla presentazione del suo libro-intervista “Per una buona ragione”, edito da Laterza (pagg.280, euro 12,00), in cui si parla di crisi economica, di cambiamenti che hanno interessato il nostro Paese con l’avvento del mercato globale, degli errori politici della sinistra italiana, degli squilibri sociali che caratterizzano l’Italia e delle possibili soluzioni da adottare e – in una parte autobiografica – si racconta di un’infanzia trascorsa sognando la politica e di un passato da “proletario”, accenna a una vittoria facile sui referendum, così come lo è stata a Milano. Le interviste presenti nel libro, disponibile anche sotto forma di ebook acquistabile dal sito della casa editrice, sono curate dallo storico Miguel Gotor e dal giornalista Claudio Sardo.


Immancabile torna, manco a dirlo, a riesumare lo spettro del Berlusconismo, da sconfiggere, ma in realtà già sconfitto. Il declino è lento, troppo lungo e il Pd si è stufato. Non regge più l’attesa. Vuole tornare al potere. Ma per adesso si fa strada la costruzione di una valida alternativa al centrodestra. “Siamo troppo vecchi per rimandare”. Tutto dovrà essere pronto per il prossimo decisivo confronto elettorale. E Bersani, un “papa straniero” nella coalizione di centrosinistra, se la gioca tutta sulla sua vocazione riformista. Tant’è che, promette, la legge sulla regolarizzazione delle coppie di fatto si farà, eccome.
Ma il Pd non dovrà essere un nuovo Ulivo. Per fortuna, sussurra qualcuno in platea. Quell’esperienza è tramontata per sempre. I verdi di Pecoraro Scanio, allora segretario del partito, non ci sono più. Ma le contraddizioni enormi all’interno della coalizione però restano. In primis sui temi etici come l’eutanasia. E rischiano di disorientare tanti elettori delusi dal centrodestra. Luci e ombre, troppo contrasto. Riusciranno Bersani e la sua squadra a sfumarlo in vista del prossimo appuntamento con gli elettori?

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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