sabato 19 luglio 2008

Il crudo realismo di Stefano Calvagna

Stefano Calvagna è un recidivo. Per i suoi film non smette mai di trarre ispirazione dai fattacci di cronaca. E ci si immerge fino al collo, affrontando di petto e senza fronzoli realtà a volte brutali e spietate. Così ha fatto nel lontano 1999 con "Senza paura", in cui raccontava le audaci rapine della "banda del taglierino", una gang di ragazzi della Roma bene. L'ha fatto con "Il lupo", film liberamente ispirato alla vita del bandito Luciano Liboni, ucciso a Roma nel 2004, in un conflitto a fuoco con le forze dell'ordine. Il 4 luglio è uscito nelle sale "Il peso dell'aria", che mette a fuoco il dramma dell'usura. Ora, in fase di produzione c'è la pellicola "I figli di Satana”, che racconterà uno dei fatti più spaventosi del noir nazionale. La storia muove i primi passi con la denuncia dell’omicidio di Angela De Rosa, una ragazza che prima di incontrare la morte, viene umiliata, massacrata e distrutta da un gruppo di ragazzi, apparentemente tranquilli, non molto diversi dai loro coetanei che vengono accusati di delitti da brivido.Questa è la cruda realtà che dovranno affrontare i protagonisti: il procuratore capo Roberto Pozzo ed il suo collega Zeno Maselli, i due pm che attraverso un’attenta analisi dei fatti, ricostruiranno un drammatico puzzle, dal quale emergeranno particolari agghiaccianti. Riti iniziatici e morti misteriose. Canzoni maledette. Messe nere e sangue: a volte usato solo come simbolo, più spesso sparso con ferocia. Famiglie bruciate, giovani ossessionati dalla solitudine e da una viscerale sensazione di vuoto, “giochi” al limite della dignità umana in nome del male, anime dannate dalle facce pulite. Il linguaggio schietto e immediato invita il pubblico sin dalle prime immagini a riflettere su situazioni difficili da accettare.

Ieri, alla Multisala Planet di Catania Stefano Calvagna, accompagnato da Brunella De Nardo, sua prescelta ne "Il peso dell'aria", ha voluto incontrare il pubblico, quindici giorni dopo l'uscita del film nelle sale.

Per saperne di più, leggi l'intervista pubblicata su "La Sicilia" del 20/07/2008 , riportata qui di seguito.


Lo strozzino è come una piovra malefica. Coi suoi tentacoli circonda la vittima, stringendola nella morsa spettrale dell’usura. A quel punto la piovra-carnefice si trasforma in vampiro e ti succhia il sangue fino al midollo dei tuoi ultimi risparmi . Un dramma, quello dell’usura, che campeggia come un bubbone in tutta Italia, e di recente ha infettato Bari, per un giro di prestiti a commercianti in difficoltà conditi di interessi mensili fino al 18 per cento e annuali del 210 per cento. Dunque, denaro prestato a peso d’oro, fino a rubarti l’aria che respiri e forse anche l’anima. Un dramma economico e insieme esistenziale che vale la pena di raccontare sul grande schermo. Costi quel che costi.
E al regista romano Stefano Calvagna, definito da molti il “Quentin Tarantino italiano”, nato come attore all’Actor’s Studio di New York, l’ aver messo in piedi “Il peso dell’aria”, pellicola che affronta il tema dell’usura a muso duro, senza edulcorazioni di nessun genere, ma con assoluta sfacciataggine, qualche minaccia per la verità gli è già costata. “Sì, devo ammetterlo. Ho ricevuto minacce telefoniche, mi hanno fatto trovare perfino i proiettili nella cassetta della posta”, rivela il regista, appena arrivato alla presentazione catanese del film. Con lui c’è Brunella De Nardo, protagonista femminile, alla sua prima esperienza cinematografica. Uscito nelle sale lo scorso 3 luglio, “Il peso dell’aria”, prodotto e distribuito da Poker Film, racconta la storia di Carlo, impiegato presso un autosalone, sposato con Laura, una giovane donna laureata, incalzata dalla precarietà e in cerca di un contratto a tempo determinato. Costretto dalla sua principale alle dimissioni, Carlo mette e legge annunci senza risultato. In un prestigioso maneggio di Roma incontra Stefano, un vecchio compagno di liceo e sedicente finanziatore. Ignaro dell’illecita attività dell’amico e deciso a conquistare per sé e la moglie una piena stabilità, Carlo ottiene da lui un prestito da investire sul futuro e in un vecchio casale nella campagna umbra. L’affare promettente sfumerà e Carlo e Laura saranno costretti a nascondersi per sfuggire al loro strozzino e ai suoi implacabili esecutori.
Nel cast, oltre a Calvagna e alla De Nardo, ci sono Giampiero Lisarelli, Sergio Petrella, Claudio Angelini e Corinne Cléry. “Tutto è nato in un centro benessere di San Giuliano Terme- racconta Calvagna. “Mi trovavo lì e un tipo mi comincia a fissare con gli occhi. Poi, si avvicina e mi dice: “Tu sei il sosia di uno che mi ha rovinato la vita”. Io ribatto. “Cioè?”. E lui: “Era un usuraio”. Poi, mi racconta tutta la storia e, alla fine, gli dico:”E’ una roba da farci un film. E siccome sono un regista, ora lo faccio davvero”.
Calvagna, lei quasi sempre trae ispirazione dai fattacci di cronaca. Non a caso, nel ’99 firma il suo primo lungometraggio, “Senza paura”, un autentico “pulp” all’italiana, vincitore del Premio De Sica al Festival di Salerno (2000) e della ‘Sezione giovani’ al Festival australiano (2001) . Lì, si racconta della “banda del taglierino”, un’agguerrita banda di rapinatori della Roma bene. Il suo penultimo film, “Il Lupo” (2007), è liberamente ispirato alla vita del bandito Luciano Liboni. Anche qui, pura cronaca, pochissimo riveduta e corretta. Insomma, i suoi sono film d’impegno civile. Per caso, sta cavalcando l’onda lunga di Sorrentino (“Il divo”) e di Garrone (“Gomorra”)? Ma soprattutto, secondo lei si sta ritornando al cinema impegnato degli anni Settanta, per intenderci quello di Francesco Rosi, di Elio Petri, di Damiano Damiani, che ormai si credeva caduto nel dimenticatoio?
“Guardi, questo è un genere che in Italia, se non hai una grossa casa di distribuzione alle spalle, non puoi fare. Sì, è vero, i miei film sono un pugno nello stomaco. Ma il mio intento è proprio questo, far riflettere su certe realtà, presentandole nude e crude. E intendo proseguire su questa linea”.
La protagonista femminile è Brunetta De Nardo. Perché, invece di un nome già collaudato, ha preferito scegliere un’attrice al suo debutto sul grande schermo?
“All’inizio volevo scegliere Giovanna Mezzogiorno. Ma poi, ho conosciuto Brunetta, che secondo me è una piccola Anna Magnani. In lei ho notato una vena di incertezza che avrebbe reso il suo personaggio molto più vero”. Replica la De Nardo: “Lavorare con Stefano è stato bellissimo. Lui ha una straordinaria capacità di non scendere a compromessi. Insieme abbiamo già girato “Il peso dell’aria 2”, che uscirà tra cinque mesi. Anche Corinne Cléry sul set è stata una vera maestra”.
Progetti in cantiere? “Il prossimo film sarà sulle bestie di Satana”, anticipa Calvagna. Ho già scritto la sceneggiatura. Tutto partirà da “Mala gente”, il libro di Otello Lupacchini, il magistrato che indagò sulla banda della Magliana, in uscita a settembre”.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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