giovedì 31 luglio 2008

Loro? Umanisti combattenti reduci. Noi? Eterni simpatizzanti

Volete sapere com'è cambiata l'Università italiana negli ultimi anni? Diciamo dalla riforma in poi?
Beh, cari amici, se sbirciate da queste parti, troverete tre miei articoli sull'Università di Catania, apparsi in questi giorni sul quotidiano "La Sicilia", che vi aiuteranno a farvi un'idea, oltre a quella che già vi siete fatti per conto vostro.

Qui di seguito trovate due interviste pubblicate su "La Sicilia" del 31/07/2008. La prima al prof. Enrico Iachello, preside della facoltà di Lettere, la seconda al prof. Nunzio Famoso, preside della facoltò di Lingue. Entrambi riconfermati alle elezioni dello scorso giugno. Ed entrambi al secondo mandato.
Nella foto, potete ammirare la facciata barocca dell' ex monastero dei Benedettini, splendida sede delle facoltà di Lettere e di Lingue, in tutto il suo naturale splendore.


«Per il prossimo maggio, stiamo preparando un grande festival dei miti, dall’antichità a oggi». Enrico Iachello sfodera subito dal cilindro gli appuntamenti più significativi nell’agenda dell’anno accademico 2008-2009 della facoltà di Lettere e filosofia dell’Università di Catania. Facoltà di cui continuerà a essere preside, essendo stato da poco rieletto al secondo mandato. Ancora iniziative culturali d’ampio respiro, dunque, che ormai da qualche anno costituiscono l’ossatura portante della facoltà. Una su tutte: la collaudata e riuscita collaborazione col Teatro Stabile. E poi, musica, cinema, spettacolo. E raduni en plein air in facoltà, ovvero nel suggestivo scenario dell’ex monastero dei Benedettini. Insomma, a Lettere si strizza l’occhio a un tipo di cultura ricreativa.

«A ottobre ci sarà la festa dell’accoglienza, poi, come di consueto, non mancherà la festa d’estate. Credo - spiega Iachello - che l’attività culturale possa legarsi benissimo agli aspetti ricreativi perché sono fattori di identità sia per gli studenti che per l’intera città. Le iniziative culturali sviluppano un senso di appartenenza».

Tornando ai nodi accademici, come vede la legge 270, che prevede un consistente riordino dei corsi universitari?
«Io non so se ci sarà un restringimento. Noi preferiamo parlare di razionalizzazione. Certo, stiamo ripensando all’utilità
di alcuni corsi, verificandone l’impatto col territorio e col mondo del lavoro».

A proposito di mondo del lavoro, la facoltà di Lettere classiche sembrerebbe quella meno spendibile sul mercato. Questo sarà un corso di laurea a rischio?
«Assolutamente no. Le Lettere classiche costituiscono uno degli elementi portanti della nostra facoltà e vanno rinsaldati. Non riesco a immaginare una facoltà di Lettere senza un corso di laurea in Lettere classiche. Anzi, di recente abbiamo appena chiesto un posto di ricercatore di Letteratura greca e ne abbiamo programmato un altro di Letteratura latina».

Quali corsi mostrano di avere un legame più forte col territorio?
«Sicuramente quelli sul turismo. Tant’è che vogliamo avviare un corso interfacoltà. E’ un progetto che abbiamo in comune con Lingue, ma è tutto ancora da verificare con gli operatori economici e di settore. Si parla tanto di turismo culturale e questa sembra essere una delle risorse su cui il nostro territorio ha mostrato di voler scommettere».

Nell’ultimo periodo, quali sono state le richieste più pressanti da parte degli studenti?
«Gli studenti vogliono avere più rapporti col mercato del lavoro. Questo è chiaro. E noi, per questa ragione, abbiamo intensificato i nostri tirocini presso aziende, con le scuole, con le biblioteche, coi giornali e con le tivù locali».

Per facilitare la ricerca, sul fronte dell’informatizzazione delle biblioteche, a che punto siete arrivati?
«I colleghi di Informatica e di Fisica hanno dato vita a un grande software di archiviazione e ci stiamo muovendo in questa direzione. Stiamo comprando anche un grande scanner, il cosiddetto "planetario" per la digitalizzazione delle opere più antiche, in modo da poter acquisire una grande banca dati alla quale poter accedere via internet. Così si potranno consultare facilmente i pezzi più pregiati delle nostre biblioteche, non solo di quella di facoltà, ma anche della regionale e della Ursino Recupero».

Continuerete ancora ad avvalervi del prestigioso nome e del prezioso supporto intellettuale del prof. Giuseppe Giarrizzo?
«Sì, certo. Il prof. Giarrizzo è uno degli elementi forti della facoltà. Viene tutti i giorni e non ha mai smesso di fare ricerca.
E’ inoltre l’ispiratore di gran parte delle nostre iniziative».

Un valido motivo per iscriversi nel 2008 alla facoltà di Lettere?
«C’è molto bisogno di umanisti, di educatori e di persone che siano in grado di dare risposte concrete ai problemi d’identità che la nostra società mette in campo. E in questo caso, la cultura umanistica è senz’altro al primo posto».

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

«Punteremo sul turismo, vera grande innovazione. Si è appena concluso un master su "Comunità locali e turismo culturale e sostenibile", che ha avuto un buon successo. Il nostro obiettivo è ora attivare un corso su questo tema, insieme ad altre facoltà. Lettere ci ha già dato la sua disponibilità, pensiamo anche a Scienze della formazione e, perché no, a Economia. Se avremo i numeri, tenteremo di farlo». Non ha dubbi il prof. Nunzio Famoso, riconfermato di recente preside della facoltà di Lingue e Letterature straniere dell’Università di Catania, al suo secondo mandato.

Ma l’attenzione è tutta rivolta alla "legge-canaglia", la 270, con la quale tutte le facoltà dovranno procedere a un riordino dei loro corsi di studio, che d’ora in poi non potranno non soddisfare certi requisiti, abbastanza vincolanti e restrittivi. «Il riordino sarà corposo - conferma Famoso . Ma nell’immediato, non ci sarà nessuna novità. Nel 2008-2009 avremo ancora la riconferma di tutti i nostri corsi. Questa operazione riguarderà l’anno accademico 2009-2010. Solo allora, ci sarà quella che a noi piace definire una razionalizzazione dei nostri corsi, ma che poi, di fatto, sarà un vero e proprio restringimento».

Tutta colpa dell’incontrollata proliferazione dei corsi di laurea, di specializzazione e dei master, specialmente se si pensa che poi gli studenti, nella maggior parte dei casi, non hanno un effettivo riscontro nel mondo del lavoro...
«Secondo me il vero rischio di questa norma è invece quello di un ulteriore aggravio per gli studenti. Io credo che un restringimento dei corsi possa determinare un risvolto sociale pesante e drammatico, che potrebbe operarsi con gli studenti, e questo in qualche modo va qualificato. Ecco perché questo lavoro di restrizione dovrà essere l’occasione per cogliere le indicazioni delle vocazioni professionali e di quelle del territorio».

Ma alla indiscussa proliferazione di corsi, specializzazioni e master, come risponde?
«Sono gli studenti stessi che li chiedono. Noi a una domanda dobbiamo pur rispondere. O no?».

Anche ben al di là dei risvolti occupazionali?
"Beh, su questo argomento sono più sensibile. Ma occuparsi degli sbocchi professionali non è il nostro compito, ma è quello dei politici, dei governi, delle istituzioni, degli enti privati. A noi spetta dare risposte di formazione. Noi dobbiamo rispondere a ciò che gli studenti chiedono. E molto di ciò che abbiamo, lo abbiamo proprio per una richiesta degli studenti, che vogliono studiare e approfondire alcune cose rispetto ad altre».

Che cosa hanno chiesto gli studenti nell’ultimo anno?
«Una buona tenuta l’abbiamo riscontrata per i corsi di lingue e culture europee. Le lingue sono in continua espansione. E sono un grande veicolo di promozione sociale. Il settore delle comunicazioni internazionali hanno registrato un’esplosione di iscritti, ben oltre le nostre possibilità di accoglienza. Si parla di una media di 700 iscritti l’anno».

Lei è stato un sessantottino di frontiera, uno per intenderci a cui l’impegno politico rubava davvero gran parte del proprio tempo. Vede i suoi studenti distanti da questi argomenti? E, se sì, in che misura?
«Li vedo per nulla politicizzati. Perfino i rappresentanti degli studenti che partecipano ai consigli di facoltà. Però, in compenso, sono molto più secchioni».

Step1, il periodico telematico nato grazie a voi, fiore all’occhiello dell’informazione universitaria, verrà salvato?
«Certo, c’è anche un progetto di rilancio e di crescita».

Un valido motivo per iscriversi alla facoltà di Lingue?
«Uno è antico, l’altro è moderno. Il primo riguarda le lingue, che ancora oggi sono un grande strumento di affermazione e di identità nel mondo globalizzato. Il secondo è che oggi le lingue ci permettono di penetrare nei grandi processi della modernità con molta razionalità, equilibrio, riuscendo a comprendere i complicati meccanismi che ci sono in atto».

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

2 commenti:

Luca Bagatin ha detto...

Perché a fine settembre non passi qui a Pordenone x realizzare un pezzo su Pordenonelegge ovvero la Fiera del Libro più seguita in Italia ?
A me non piace ti dirò: troppi quattrini spesi al vento, troppi soloni fra gli ospiti di cui il pordenonese medio (e quindi di scarsa cultura) non sa un cavoletto salvo raccontare in giro che è stato ad ascoltare "Quell'Arbasino...." senza mai aver letto nulla di lui.
Ad ogni modo sarebbe un'occasione x conoscersi e scrivere qualche cosa a 4 mani magari mangiando supplì a 4 palmenti !
Che ne dici ? Ci conto ?

Stella mattutina ha detto...

Come direbbe Veltroni, se po' fa'. E.