mercoledì 30 luglio 2008

La mostra del cinema di Venezia parla italiano. Dal 27 agosto al 6 settembre, quattro i film di casa nostra in concorso

Com'è tradizione, indosserà lo smoking. Con portamento elegante, s'intende, fisionomia altera e un atteggiamento distaccato dal volgo, anche grazie al Lido che ne fa un'isola chic ai limiti della fiaba hollywoodiana. Altro che la popolarissima Festa del Cinema di Roma... Quest'anno, poi, lo smoking è tricolore, come la bandiera d'Italia. Perché alla mostra del cinema di Venezia, dal 27 agosto al 6 settembre, sarà di scena il made in Italy. La 65esima edizione della storica kermesse cinematografica infatti vedrà ben quattro film italiani in concorso: Un giorno perfetto di Ferzan Özpetek con Isabella Ferrari e Valerio Mastandrea, Il papà di Giovanna di Pupi Avati con Silvio Orlando, Alba Rohrwacher ed Ezio Greggio, La terra degli uomini rossi - BirdWatchers di Marco Bechis con Claudio Santamaria e Chiara Caselli e Il seme della discordia di Pappi Corsicato interpretato da Alessandro Gassman, Caterina Murino, Martina Stella e ancora da Isabella Ferrari. In tutto, sono venti i prodotti di casa nostra selezionati nelle varie sezioni contro i dieci degli Stati Uniti e della Francia, i quattro del Brasile e del Giappone, i due di Cina, Messico, Russia e Spagna, per un totale di 18 paesi coinvolti.
Ma non è finita. Sempre targati “made in Italy” saranno: Puccini e la fanciulla di Paolo Benvenuti , racconto di una storia personale ma anche di come nasce un'opera lirica, Vicino al Colosseo…c'è Monti, una piccola chicca di Mario Monicelli, direttore della mostra, La rabbia di Pierpaolo Pasolini che ritornerà il 5 settembre nelle sale in una versione inedita, Antonioni su Antonioni di Carlo Di Carlo e Pa-ra-da di Marco Pontecorvo, una storia d'amicizia tra una banda di ragazzini e un giovane clown franco algerino. Le morti bianche diventano materia cinematografica nei documentari La fabbrica dei tedeschi di Mimmo Calopresti e ThyssenKrupp Blues di Pietro Balla e Monica Repetto, entrambi eventi della sezione Orizzonti. E di morti sul posto di lavoro se ne occupa anche Yuppi Du di Adriano Celentano.
A competere per il Leone d'oro, insieme agli italiani, dagli Stati Uniti arrivano quattro opere di stampo indipendente: Hurt Locker di Kathryn Bigelow con Ralph Fiennes, The Burning Plain di Guillermo Arriaga (sceneggiatore di Babel), per la prima volta dietro la macchina da presa, con Charlize Theron e Kim Basinger, The Wrestler di Darren Aronofsky con Mickey Rourke, Marisa Tomei ed Evan Rachel Wood, Rachel Getting Married di Jonathan Demme interpretato da Anne Hathaway e Debra Winger e Vegas: Based on a True Story di Amir Naderi.
Dal Giappone, non poteva mancare un habitué della mostra come Takeshi Kitano e nemmeno il già Leone alla carriera Hayao Miyazaki, che presenterà il suo ultimo capolavoro d'animazione Ponyo on Cliff by the Sea. Mamoru Oshii, famoso per Ghost in the Shell, ci regalerà The Sky Crawlers. Ritorna con orgoglio il cinema africano mentre Francia e Germania si difendono con Inju, la Bête dans l'Ombre di Barbet Schroeder, L'Autre di Patrick Mario Bernard e Pierre Trividic, e Jerichow di Christian Petzold. Fuori concorso, ma molto atteso, il film d'apertura Burn After Reading dei fratelli Coen che portano in laguna Brad Pitt, George Clooney, Frances McDormand e Tilda Swinton. Abbas Kiarostami invece con Shirin dirige Juliette Binoche.
Il giorno successivo al debutto, il 28 agosto, verrà posta la prima pietra del nuovo palazzo del cinema che dovrebbe essere pronto per il 2011. "Salvo miracoli - afferma il presidente della Biennale Paolo Baratta - forse nel 2010 potremo già usufruire della sala grande”. E, in queste condizioni, anche l' ambito Leone d'oro potrà ruggire più forte.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

1 commento:

Anonimo ha detto...

L'«immane resoconto» a cura di Raffaele Meale sulla Mostra del Cinema di Venezia 2002 è un capolavoro di giornalismo contemporaneo (www.kalporz.com/venezia2002/index.htm).
Innanzitutto spiega come sopravvivere alle zanzare, dove acquistare cibo a prezzi umani, quali sono i posti migliori nelle diverse sale di proiezione della mostra.
All'inizio del reportage Meale è invaso dal dubbio: quale taglio dare al "pezzo". Deve decidere - qui Meale è da manuale - se puntare sull'articolo, sulla recensione, oppure optare per il flusso di coscienza o addirittura ad una fantozziana improvvisazione.
Alla fine Raffaele Meale sceglie tutto e niente, all'insegna dell'anarchia dello «spirito libertario», preso da «deliri mentali». Divertentissimo. Geniale. Originale.
Nonostante l'ironia, la satira, l'accomodamento e il folklore della kermesse emerge chiaramente l'idea di una Mostra del Cinema di Venezia quale dispendioso inutile contenitore promozionale di quel decadente cinema europeo e italiano da tempo finanziato dagli Stati nazionali. Scadente qualità, fantasia sconosciuta, intrattenimento zero.
Ai giornalisti restano il ricordo delle "Zona Pranzo", degli "Accredito Cinema", il Palazzo del Cinema, «quello che viene inquadrato in ogni servizio di ogni telegiornale e che assomiglierebbe molto ad un ipermercato (formazione rettangolare, grandi vetrate, verniciatura bianca) se non avesse l'ingresso in moquette con tanto di tappetino rosso».