martedì 20 ottobre 2009

Geografie lessicali mucciniane...scombinatissime

La fiducia è preziosa. Darla a tutti sarebbe come regalare le perle ai porci.
Gabriele Muccino se ne guarda bene
. “Non ho fiducia nel governo Berlusconi. Se dovessi scegliere e mi dicessero che non c'è un'alternativa a sinistra, allora punterei su Fini. Se dovessi scegliere a sinistra farei fatica, perché la sinistra mi ha deluso. Ma i miei valori non sono, né saranno mai, di destra”. Così rivela il bravo e talentuoso regista e produttore cinematografico a "Chi", il settimanale diretto da Alfonso Signorini, in edicola domani.
Muccino replica anche al ministro Renato Brunetta, che si scagliò contro alcuni registi che prendono finanziamenti pubblici per i loro film: «Un attacco basso», lo definisce. Proprio oggi che Fabrizio Del Noce, alla presentazione ufficiale a palazzo Madama del progetto ideato dalla giornalista del ‘Corriere della Sera’ Emilia Costantini, ha definito senza troppi giri di parole i registi cinematografici dei “mantenuti di Stato”.

Poi però, a un certo punto, dice: "Voglio essere commerciale. Se faccio un film che costa sette milioni di euro devo incassarne di più, non voglio mandare in bancarotta nessuno e mai un mio film è stato finanziato con i soldi dello Stato. E lo dico a Renato Brunetta”. Ma forse Muccino non sa che proprio quel Silvio Berlusconi che bolla come non degno della sua fiducia, è stato l’inventore ‘nobile’ della tv, guarda caso, commerciale. Sì, proprio di quel ‘commerciale’ che Muccino bolla come un ignobile virus da evitare. Peccato che il lessico non sia un’opinione. E commerciale vuol dire commerciale. In televisione come nel cinema. Ma evidentemente per Muccino c’è una sostanziale inspiegabile differenza…

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it)

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