martedì 16 dicembre 2008

Il castello apre le braccia al Natale

Come chi si è appena svegliato da un lungo letargo, i castelli medievali, di cui la Sicilia è piena, hanno deciso di rivivere nella contemporaneità del presente. E hanno scelto di farlo proprio a Natale.

Così, in questi giorni che anticipano le feste, con le lucine colorate che animano le strade, le insegne dei negozi con le facce simpatiche e un po’ bizzarre di Babbo Natale appese in vetrina, gli austeri e grigi castelli che all’apparenza sembravano in netta controtendenza con l’atmosfera natalizia, ci appaiono d’un tratto in piena sintonia col clima natalizio.
Questo grazie a una serie di iniziative che immergono nel presente i luoghi architettonici medievali che col tempo si sono arricchiti di significati simbolici legati a bisogni e paure del nostro immaginario.

Il castello rinasce a nuova vita, con castellane e cavalieri dei nostri giorni rappresentati da chi, sempre più attanagliato dall’angoscia di aver perso un lavoro o di esserne alla disperata ricerca, preferisce fuggire via lontano dalla realtà, con la mente e con l’anima, abbandonandosi alle atmosfere incantate di dame e giullari di corte, per ritrovare in un passato legittimato da una grande storia quella serenità e quelle suggestioni che il presente non gli offre.

I castelli dunque si aprono al pubblico, si trasformano in veri e propri luoghi di ritrovo, di scambio culturale, al pari dei musei e delle sale da the. E lo fanno grazie a itinerari che ne diffondono la storia, concerti musicali, rappresentazioni storiche e teatrali, mostre e giochi d’ogni sorta.

Un modo intelligente per far rivivere luoghi che hanno segnato un’epoca storica ormai morta e sepolta. Ma soprattutto l’occasione buona per dimostrare finalmente che un bene architettonico non è qualcosa a sè stante, da abbandonare al proprio destino di archeologia appassita e tramontata e da lasciar marcire in balia di polvere e muffa, e magari pure delle crepe.

Un’operazione audace, che fa pendant con la tradizione già consolidata dei presepi viventi come quello di Sutera, Agira e Monterosso Almo, a cui la Sicilia è fortemente legata.

Un restyling in piena regola, ma senza violentare la natura originaria del luogo. Per non tradirne troppo lo spirito. Stavolta, la proposta è seria e concreta, niente a che vedere coi soliti castelli di carta che si fanno con la mente, né tantomeno con quei castelli di desideri che ci ritroviamo davanti ogni volta che fabbrichiamo l’ennesimo sogno, e neppure con quelli degli incubi di kafkiana memoria che riscopriamo quando tv e giornali ci trasmettono cattive notizie (cosa che purtroppo avviene un giorno sì, e l’altro pure). Sarà che c’è la crisi economica e finanziaria, sarà che vacillano molti punti di riferimento e, siccome non s’intravede un futuro dai contorni chiari, si preferisce riscoprire il passato, eterno testimone di una storia che conta.

Ma l’ardita operazione ha in sé anche un risvolto esistenziale. Un po’ come quando si decide di affidarsi a qualcosa di solido, che sia capace di sostenere le nostre angosce e insicurezze quotidiane. Ecco allora che i castelli, con le loro torri maestose, le fortificazioni, le merlature e le mura di cinta, tra misteri e ombre, incarnano la solidità di cui tutti abbiamo bisogno. Pagine di storia scritte solo a metà, perché c’è ancora qualcos’altro da scrivere.

Elena Orlando (elyorl@tiscali.it), pubblicato su "La Sicilia" del 17/12/2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ancora con questi castelli ?
Ma tu non amavi la vita, i funghi porcini e i peluches ?

Stella mattutina ha detto...

Qualche volta si abdica. Per ragioni più nobili... :-) E.